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Risposta alle diffamatorie
affermazioni
contenute nel sito della Libra s.r.l.
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Nel sito della edizioni Libra s.r.l. da un paio di giorni campeggia in prima pagina, evidenziato in grassetto, il seguente titolo: "DIFFIDA AL PROF. GIOVANNI VIRGA"; nel richiamo presente nella stessa copertina si fa riferimento al "testo della lettera col quale il prof. Giovanni Virga è stato diffidato da Edizioni Libra a non utilizzare materiale della Rivista Sentenzeitalia.it su Lexitalia.it, in violazione del diritto d’autore. (il caso delle Quote rosa, 6 agosto 2011)".
Nel testo della lettera pubblicata dalla Libra si asserisce, tra l’altro, che con un recente scritto inserito nel weblog della presente rivista dedicato alle c.d. "quote rosa", intitolato "La portata del principio delle pari opportunità nell’accesso alle cariche pubbliche", il Prof. Virga avrebbe perpetrato "una grave violazione del diritto d’autore", perchè avrebbe "inserito una Nota a sentenza a T.A.R. Lazio 25 luglio 2011 n. 6673 redatta dal Prof. Felice ANCORA di cui Edizioni Libra ha i diritti di esclusiva"; nella stessa lettera pubblicata si diffida il medesimo Prof. Virga non solo "a rimuovere il link e tutti i riferimenti successivi a tale Nota", ma anche "per il futuro a scaricare materiale di qualsiasi genere dal sito www.sentenzeitalia.it a fini di utilizzazione nel sito www.lexitalia.it , senza la preventiva autorizzazione della Rivista Sentenze italia.it e degli autori".
Poichè nei documenti pubblicati dalla Libra si afferma in maniera palesemente diffamatoria che il Direttore della presente rivista avrebbe "inserito" nella rivista LexItalia.it addirittura una nota a sentenza pubblicata dalla Libra ed avrebbe indebitamente "scaricato materiale" dal sito della medesima (mentre in realtà il Prof. Virga si era limitato a citare una nota di commento del Prof. Ancora pubblicata nel sito della suddetta casa editrice, inserendo apposito link di riferimento), e poichè tali affermazioni mettono in discussione il buon nome della presente Rivista e del suo Direttore (i quali, come ben sanno i lettori, non "scaricano" materiale altrui "ai fini di utilizzazione nel sito www.lexitalia.it"), sia il Prof. Virga che la Casa editrice Giuriconsult s.r.l. si riservano di sporgere querela per diffamazione a mezzo stampa alla competente Autorità giudiziaria nei confronti della casa editrice Libra e del suo direttore editoriale.
Invitiamo comunque la casa editrice Libra, per limitare i danni che derivano dalle sue diffamatorie asserzioni, ad eliminare le asserzioni stesse dai documenti che sono stati finora pubblicati, rettificando pubblicamente le stesse. Per noi infatti, a causa di tali affermazioni, che ingiustamente infangano il buon nome ed il lavoro svolto dalla rivista e dal suo direttore, la vicenda non sarà affatto conclusa sino a quando le calunniose affermazioni non saranno pubblicamente smentite.
Va aggiunto, per completezza, che il direttore editoriale della Libra, avv. Scotto, autore della lettera diffamatoria pubblicata, non è nuovo a queste performance, dato che in passato aveva inviato - senza pretesti di sorta - delle email velenose all'indirizzo del Prof. Virga, al punto che quest'ultimo era stato costretto, tramite la propria segretaria, ad invitarlo a non inviare ulteriori email, che sarebbero state direttamente cestinate. Ma in quel caso si era nell'ambito della corrispondenza privata e non già in quello (come l'attuale) della diffamazione pubblica.
Per una migliore comprensione della questione si fa rinvio ai due post scriptum inseriti in calce al documento "incriminato".
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Addenda del 9 agosto 2011: a seguito della nostra diffida, i documenti diffamatori sono stati oggi eliminati della copertina della Libra edizioni. Tuttavia, così come da noi richiesto, non è apparsa alcuna rettifica che dà atto che nè la rivista LexItalia.it nè il suo Direttore hanno "inserito" o "scaricato" documenti editi dalla suddetta casa editrice, nè finora è stato dato alcun riscontro alla nostra email diffida. In questa situazione abbiamo deciso di lasciare la nostra risposta fino a quando le calunniose affermazioni non saranno pubblicamente smentite.